Un appello agli economisti Luigino Bruni e Leonardo Becchetti: “Signori, tornate alla ragione!…”

Luigino Bruni, economista

Luigino Bruni è un economista, fra i protagonisti dell’Economia di Comunione, nata nell’ambito del Movimento dei Focolari.

Succede che domenica 27 ottobre scorso faccio questo commento al volo sulla pagina fb di Avvenire, in effetti un po’ ruvido, su un articolo di Bruni, qui:

 

sulla NBQ leggo questo https://lanuovabq.it/it/peccati-ecologici-e-diritto-di-voto-agli-insetti dove dice tra l’altro 
“…Ancora Avvenire, è la sua giornata. Ma è evidente che il clima di follia che questo Sinodo sta spargendo è ormai tracimato ben oltre i temi dell’Amazzonia e del sacerdozio. Ieri, in un editoriale di Luigino Bruni che già di suo invocava il voto perfino ai 12enni (ricordando che «Gesù a dodici anni ammaestrava i dottori nel tempio»), abbiamo letto questo passaggio: «…in realtà il suffragio non è mai stato universale, perché restavano e ancora restano esseri umani, che potenzialmente avrebbero il diritto di voto ma che di fatto non votano – per non parlare degli animali, dei fiumi, degli oceani, degli insetti, delle piante, che subiscono le scelte votate dagli umani».
e questo è link all’intervento completo di Bruni su Avvenire, dove lui, esponente di punta dell’Economia di Comunione, ne spara di veramente grosse 
Per dire, questa è la gente – ideologica e inattendibile – dell'”Economia di comunione”, che spara a zero (pur con qualche motivo, ma in questo caso straccio parla male di cencio) sul suo concorrente, il “Distributismo”, e che però potrebbe riuscire a fondare un nuovo partito cattolico, magari da presentare, chissà, ipotizzo io, la prossima primavera nell’occasione del Convegno “Economy of Francesco”: 
che si terrà a marzo 2020, alla presenza di, come dice il link, “Economisti ed imprenditori, rigorosamente sotto i 35 anni, si daranno appuntamento per disegnare insieme una nuova economia”. sulla quale ho più di una perplessità, come dicevo qui 

Al che, Bruni mi risponde:

bravo. Così si fa!!

E’ cosa che interesserà a pochi, ma siccome la materia, dopotutto, è rilevante, per quanto riguarda la visione economica, in riferimento alla Dottrina sociale, rispondo a mia volta a Bruni. Lo faccio però dal blog da me gestito, così sono meglio leggibile, e quanto dico non rimane sepolto nelle pagine vecchie di fb:

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Caro Luigino, 

vedo che il mio intervento ti ha irritato. Sinceramente mi dispiace, non c’è nulla di personale, ovviamente. Sono stato ruvido e sbrigativo, ti chiedo scusa per questo.

Ma, vedi, mi pare che siamo arrivati a un punto della Storia, che, a costo di esser spiacevoli, non possiamo permetterci di tacere. Non puoi pensare, Luigino, che la gente legga le cose che scrivete tu e il tuo amico Leonardo Becchetti, e stia zitta.

Riccardo Cascioli, direttore della NBQ

Di questo si è accorto anche Riccardo Cascioli, direttore della NBQ, che ti ha ripreso quando hai parlato del voto ai dodicenni, e hai scritto che

in quasi tutti i Paesi hanno conosciuto il suffragio universale, in realtà il suffragio non è mai stato veramente universale, perché restavano e ancora restano esseri umani, che potenzialmente avrebbero il diritto di voto ma che di fatto non votano – per non parlare degli animali, dei fiumi, degli oceani, degli insetti, delle piante, che subiscono le scelte votate dagli umani”

osservando Cascioli, giustamente:

“non possiamo non sentire un vago senso di inquietudine. Avvenire parla sul serio, questo è l’effetto del catto-panteismo, che non nasce certo oggi. L’Emi (Editrice missionaria italiana) già da anni sforna libri che diffondono l’idea che uomini, animali e piante hanno tutti la stessa dignità. E l’Instrumentum Laboris del Sinodo è sulla stessa lunghezza d’onda, e anche oltre. Ricordate il no. 20? «Uno sguardo contemplativo, attento e rispettoso sui fratelli e sulle sorelle, ma anche sulla natura – sul fratello albero, sul fratello fiore, sui fratelli uccelli, sui fratelli pesci, fino alle piccole sorelline, come le formiche, le larve, i funghi o gli insetti (cf. LS 233) – permette alle comunità amazzoniche di scoprire come tutto è connesso, di valorizzare ogni creatura, di vedere il mistero della bellezza di Dio che si rivela in tutte loro (cf. LS 84, 88) e di vivere insieme amichevolmente». E allora, con che coraggio negare ancora il diritto di voto alle “sorelline larve”?”

Ma, al punto in cui siamo, avendo letto integralmente il tuo intervento su Avvenire, credo sia bene aggiungere dell’altro, oltre a quanto già detto da Cascioli. Per praticità, incollo il tuo testo e lo commento nel corpo:

La storia della democrazia è la storia del progressivo allargamento della partecipazione. In principio, nell’antica Grecia o nell’Israele biblico, la partecipazione alla vita della comunità era privilegio esclusivo di pochi maschi adulti, liberi (non schiavi), non poveri, non lavoratori manuali. Quella democrazia, che rimane straordinaria per molti punti di vista, era un’esperienza elitaria riservata a una minoranza ben delimitata. Era una democrazia oligarchica. Quella prima élite, con il passare dei secoli, ha incluso nuove categorie di soggetti, ma lo ha fatto molto lentamente e in seguito a qualche forma di conflitto o di rivoluzione. Nell’Europa cristiana il voto era riservato agli aristocratici e agli uomini benestanti. Si votava per sesso, censo e per istruzione – gli analfabeti erano quasi ovunque esclusi. Solo in brevissimi periodi durante le rivoluzioni (francese o romana) si realizzarono dei suffragi estesi ai poveri e alle donne.

Fammi capire: vorresti farci intendere che la Rivoluzione francese, che tanti martiri innocenti ha fatto, si parla di almeno due milioni, vedi anche qui e qui, sarebbe stata cosa buona e giusta, e che quella rivoluzione tutelava i poveri?… E lo stesso dicasi per la stramassonica Repubblica Romana? Mi risulta poi che L’Europa nella quale “il voto era riservato agli aristocratici e agli uomini benestanti” in sostanza non era più cristiana, quanto piuttosto di stampo liberale e oligarchico. Il noto processo che era iniziato col Rinascimento.

E anche nella seconda metà del Novecento, quando in quasi tutti i Paesi hanno conosciuto il suffragio universale, in realtà il suffragio non è mai stato veramente universale, perché restavano e ancora restano esseri umani, che potenzialmente avrebbero il diritto di voto ma che di fatto non votano – per non parlare degli animali, dei fiumi, degli oceani, degli insetti, delle piante, che subiscono le scelte votate dagli umani. Si pensi ai residenti senza cittadinanza, e si pensi ai minorenni, cioè ai ragazzi e ai bambini.

Su  questo si è già espresso puntualmente il direttore Cascioli.

Quando con il Novecento si iniziò ad estendere il voto ai poveri e poi alle donne, le élite detentrici del voto e del potere avevano forti dubbi e molti timori, perché in molti pensavano che concedere il voto ai poveri – che erano molto più dei ricchi – avrebbe comportato la fine di molta parte del loro potere e dei loro privilegi secolari. La soluzione di questo paradosso – se non si dà il voto ai poveri questi fanno la rivoluzione, ma se diamo loro il voto questi ci tolgono il potere democraticamente – fu la nascita del Welfare State, lo Stato sociale. Le élite, per restare al loro posto, dovettero offrire – quasi sempre obtorto collo – parte della loro ricchezza ai più poveri: riconoscendo diritti, creando la scuola pubblica e forme di assistenza e di sanità universali, e soprattutto dando vita a lavori dignitosi. Sono queste le basi del patto sociale del Novecento e delle Costituzioni, su cui si regge ancora (con fatica) la nostra democrazia.

In realtà, le forme di assistenza e di sanità offerte al popolo, nascono non certo nel ‘900, ma dall’antica tradizione cristiana, fin dalle origini. Ed è proprio da quella radice che si concretizzano, in quel medesimo ‘900 laico e massonico, che la povertà la produceva, le esperienze dei santi sociali, vedi a esempio qui al capitolo 2

http://www.treccani.it/enciclopedia/fare-la-carita-attivita-e-attivismo_%28Cristiani-d%27Italia%29/

oppure, altro esempio, la nascita dell’Istituto degli Innocenti, a Firenze:

https://www.istitutodeglinnocenti.it/content/storia

Ospedale degli Innocenti a Firenze

o degli ospedali in generale

Fai clic per accedere a recensioneCaseDioCase.pdf

Medesimo discorso per la scuola:

https://it.wikipedia.org/wiki/Universit%C3%A0_nel_Medioevo

La scuola, modernamente in Italia, più che “pubblica”, come dici tu, si dovrebbe richiamare come “statale”, visto che lo Stato la mette in opposizione a quella paritaria – ugualmente pubblica – dove la prima ha mediamente la funzione pratica, adottata da tutti i governi, di indottrinare laicamente le nuove generazioni, vedi qui. Tant’è vero che, ancora oggi, il buono-scuola a costo standard, per l’effettiva libertà di educazione, non ce l’abbiamo:

https://lanuovabq.it/it/lidea-statalista-di-di-maio-di-bene-comune

Gli allargamenti del diritto di voto sono stati frutto di cambiamenti epocali di paradigma socio-economico-politico, e sempre accompagnati da grandi dibattiti e tensioni tra chi era ‘dentro’ e chi era ‘fuori’ la cittadella dei votanti e del potere. Oggi stiamo vivendo una stagione di cambiamento di paradigma, e gli ‘esclusi’ che ci chiedono di entrare nel club dei votanti sono i ragazzi, i bambini. Si riparla, anche in Italia, del voto ai sedicenni. Ma, in realtà, la vera sfida – distinta e legata a questa: l’abbassamento della soglia della maggiore età lascia aperta la questione più ampia della rappresentanza politica dei minori – riguarda il voto ai bambini di ogni età.

Tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, alcuni filosofi ed economisti, come il belga Philippe Van Parijs e l’italiano Luigi Campiglio avevano posto la questione del voto ai bambini – il libro di Campiglio, ‘Prima le donne e i bambini’, è del 2005. Proposte che hanno suscitato dibattiti tra alcuni addetti ai lavori, ma che non hanno mai raggiunto il grande pubblico perché il voto ai bambini diventasse effettivo.

L’urgenza della questione ambientale, e la conseguente entrata sulla scena pubblica del pensiero dei ragazzi grazie al movimento Fridays For Future, che rappresenta l’evento politico globale più importante del nuovo millennio, stanno creando oggi le condizioni affinché la proposta di estendere il voto ai bambini venga presa molto sul serio. Chiaramente si tratta di un voto espresso tramite un adulto, che per Campiglio dovrebbe essere la madre – proposta che personalmente condivido, anche se sono possibili altre soluzioni, come l’alternanza tra i genitori nella rappresentanza dei minori.

Luigino, ti rendi conto di quello che hai scritto?… Non sarebbe nemmeno da commentare, ma mi corre l’imperativo morale di quantomeno evidenziare che, coerentemente, nell’associarti alle teorie di Van Parijs e Campiglio, dovresti però previamente auspicare la cancellazione dell’istituto della maggiore età. Visto che sono in grado di votare, e quindi di decidere per il bene del paese, che tutti, anche i pargoli, possano fare tutto, firmare contratti, contrarre matrimonio, esercitare liberamente quegli atti sessuali che la Legge riserva per ora – per evidenti motivi – ai maggiorenni. Già, che sia questa, da parte di di Van Parijs e Campiglio, una possibile chiave preferenziale di lettura della questione?…

Il voto, dici tu, andrebbe espresso tramite preferibilmente la madre – che però, detto così, parrebbe una discriminazione nei confronti del padre. Il quale infatti, in seconda battuta, potrebbe esercitare, in condominio con la madre, il diritto di voto a nome del figlio. Ma, dico io, e se in materia di scelte politiche, il pargolo la pensasse in modo diverso da quello dei genitori?… Succede spesso, oggi, per come dicevo poco sopra che funziona la scuola di Stato. E dunque, come risolveresti questa idiosincrasia?

È evidente che quanto sta avvenendo nel mondo sta mostrando una nuova soggettività politica dei ragazzi – non dimentichiamo che quando Greta ha iniziato la sua protesta aveva quindici anni, e molti attivisti del suo movimento sono pre-adolescenti.

Più che di nuova soggettività politica, si tratta di una nuova subordinazione politica. Si tratta del classico lavaggio del cervello che i poteri forti esercitano sulle nuove generazioni, vedi qui

https://lanuovabq.it/it/il-modello-greta-un-pericolo-per-i-giovani

e, con evidenza palmare, qui

http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5774

Prova a chiedere alla povera Greta cosa pensa dell’aborto , oltre che della promozione dell’omosessualità, che già lei sponsorizza. Ti rendi conto, Luigino, delle gravissime responsabilità che ti sei preso a scrivere quello che hai scritto? E’ vero che il clima sta cambiando, e che dovremmo adeguarci, ma non certo con l’approccio col quale sono stati indottrinati Greta e i ragazzi dei Fridays for future, quanto piuttosto, come giustamente scrive Luisella Scrosati sulla NBQ, partendo da uno sguardo sul mondo non come madre terra, ma come creazione di Dio.

I bambini, le bambine, le ragazze e i ragazzi ci stanno dicendo cose nuove sulla politica, sull’economia, e soprattutto sul presente e sul futuro del pianeta. E stanno, a loro volta, dando voce al pianeta, agli animali e alle altre specie viventi. Possiamo continuare a trattarli paternalisticamente da bambini, e continuare tutto come prima; oppure possiamo prendere molto sul serio questo kairos della storia, e allargare la democrazia includendoli. Come abbiamo fatto con i poveri, con gli analfabeti, con le donne. Oggi ci vergogniamo quando dobbiamo dire ai nostri figli che le loro bisnonne non votavano. Domani ci vergogneremo quando diremo ai nostri pronipoti che nel XXI secoli i bambini e i ragazzi non avevano un accesso al voto e quindi alle decisioni che riguardavano il loro futuro.

Estendere, in qualche modo, il voto ai bambini significa spostare il baricentro della politica verso il futuro, che è la vera e forse unica soluzione agli enormi problemi del pianeta creati da adulti che si sono comportati da ‘bambini’. Certo, anche in questo allargamento ci sono molte ragioni per evitarlo, e alcune anche serie e importanti (tra queste il dettato costituzionale sul voto…). Se torniamo a leggere le ragioni che molti portavano contro la partecipazione elettorale di analfabeti e donne, troviamo argomentazioni che in quel tempo sembravano convincenti e inoppugnabili. Eppure, qualcuno riuscì a trovare una ragione in più e diversa per allargare il voto. Forse anche oggi possiamo trovare una buona ragione in più, e far diventare davvero cittadini anche i bambini.

Nella Bibbia i bambini sono presi molto sul serio. Davide, Geremia, Samuele erano dei ragazzi quando hanno ricevuto la loro vocazione. Gesù a dodici anni ammaestrava i dottori nel tempio, che (forse) capirono che un dodicenne aveva cose importanti ed essenziali da dire. I nostri dodicenni ci stanno dicendo cose essenziali, le cose più importanti da molti decenni. Saremo alla loro altezza se li includeremo pienamente in quella cittadinanza che si stanno meritando sul campo.

E’ inqualificabile da parte tua, Luigino, paragonare la sapienza ontologica del Cristo fanciullo con quella di un ragazzino qualunque. E’ una cosa che fa a pugni con la logica più elementare. Sul resto ho già detto.

Pier Luigi Zampetti, intellettuale del ‘900, teorizzatore della “Società partecipativa”

Infine, la cosa importante che clamorosamente ti sfugge, è che, in fondo, per il cittadino che desideri esercitare la propria sovranità politica,  questa non si esaurisce nel voto. Anzi. diceva infatti Pier Luigi Zampetti, grande intellettuale cattolico del ‘900, che

download (4)“…L’oligarchia è prodotta dalla delega dei poteri che gli elettori conferiscono ai partiti. La democrazia rappresentativa o democrazia delegata consente infatti alle oligarchie di poter gestire la società intera. E le oligarchie partitiche sono in simbiosi con le oligarchie economiche. Tale simbiosi ha creato il capitalismo consumistico. La crisi di tale forma di capitalismo coinvolge anche le oligarchie partitiche. Di qui la crisi del sistema politico occidentale che si accentuerà sempre più nella misura in cui il capitalismo consumistico manifesterà la sua crisi crescente, cessando di essere il modello di sviluppo economico paradigmatico, così come finora è stato (Pier Luigi Zampetti, “Partecipazione e democrazia completa, la nuova vera via” , Rubbettino, 2002)”.

Quindi, quel voto al quale tu tieni tanto, da solo, non basta. Anzi, isolatamente preso, a prescindere dalla reale partecipazione della persona alla gestione della polis, è una mistificazione oligarchica. Seguita infatti Zampetti:

“Che cos’è l’inflazione? È uno strumento per redistribuire i redditi e quindi per elevare i livelli di consumo che consentano l’assorbimento dei beni continuamente prodotti. Questo strumento viola gravemente i princìpi morali.

…L’inflazione espropria in maniera illegittima i lavoratori di una parte della loro retribuzione, togliendo loro la libertà con cui provvedere a destinare i propri redditi. In questo caso la destinazione è sollecitata ad orientarsi verso i consumi, anziché verso gli investimenti od il risparmio.
images (2)…Era proprio quello che il nuovo capitalismo voleva: ai cittadini i consumi, gli investimenti ai capitalisti privati o allo Stato. Al vecchio capitalismo, che si può denominare liberal-capitalismo, viene sostituito un nuovo capitalismo che potremo denominare capitalismo liberalsocialista, perché unisce alla proprietà e alla conduzione dei mezzi di produzione dei pochi la redistribuzione del reddito, attraverso l’intervento dello Stato, che riguarda l’intera collettività. Ma il discorso non si ferma qui. Il nuovo capitalismo ha avuto profonde ripercussioni di carattere etico. La redistribuzione del reddito, ottenuta in maniera meccanicistica attraverso esproprio invisibile, ha favorito la nascita del permissivismo che ci conduce ad affermare che la società dei consumi o società dell’inflazione è altresì una società altamente permissiva. Dove cioè nascono e si sviluppano i fenomeni aberranti della violenza, della droga, dell’erotismo, dell’aborto, della dissacrazione familiare, della criminalità economica e della criminalità organizzata. Il permissivismo è cioè una conseguenza del consumismo e dell’inflazione.

…Perché è stata introdotta l’inflazione nella società? Per ridistribuire il reddito in modo da dare al maggior numero di persone il denaro da destinare all’acquisto di beni di consumo.

Ma l’applicazione di questo principio, come ho già ricordato, ha precise e gravi conseguenze. Il reddito non è più percepito per il lavoro prestato, ma per il consumo da effettuare. Chi compie lavori inutili, chi non lavora, o lavora poco, è posto, in certa misura, sullo stesso piano di chi lavora o lavora molto.
images (1)L’uomo viene disincentivato, scoraggiato… L’importante è che consumi, quali che siano gli oggetti consumati. Abbiamo in tal maniera una immagine negativa dell’uomo: non più l’uomo persona che è in grado di autodeterminarsi, ma l’uomo robot che compie scelte che altri hanno già deciso diverso tempo prima di lui, o, meglio, sostituendosi a lui… L’uomo è una macchina di consumo. Si diffondono costumi di vita sempre meno controllati, Il permissivismo si estende gradualmente all’intera società. E con il permissivismo non possono essere più controllati gli istinti deteriori dell’uomo”.
(La Dottrina Sociale della Chiesa, Sanpaolo, 2003, estratti da pag. 23 e seguenti)

In Zampetti la soluzione a questo indesiderabile status quo è ben presente. Conviene che io tratteggi questa prospettiva futura trascrivendo la nota di copertina del suo libro La società partecipativa (Dino editore), risalente nella prima edizione al lontano 1981:

Quale sarà la società del 2000? La società che risponda per intero agli assillanti ed anche drammatici interrogativi dell’uomo oggi?
È la società partecipativa, che si presenta come la quarta società in circa duemila anni di storia, dopo quella romana, feudale e capitalistica. L’ultimo stadio di questa, la società dei consumi, originatasi con il New Deal americano, si sta ormai dissolvendo anche a causa della crisi energetica, e disgrega altresì, in maniera misteriosa, il materialismo storico, che è il fondamento dei partiti di ispirazione marxista.
La società partecipativa è fondata primariamente sulle capacità intellettuali e morali dell’uomo che vanno potenziate e che costituiscono le vere e insostituibili “centrali energetiche”.
La società del 2000 è sottesa e animata da una nuova cultura: lo spiritualismo storico. Esso fa germogliare la “società di ruoli o funzioni” in luogo della società di classi, un nuovo capitalismo, il capitalismo popolare in cui tutti i lavoratori diventano capitalisti ed un nuovo Stato, lo Stato partecipativo, che coordina il meccanismo produttivo nella programmazione economica partecipata. L’inflazione è definitivamente debellata e nuove prospettive di lavoro si aprono per i giovani.
Lo spiritualismo storico trova il suo fondamento nell’Incarnazione, che riguarda tutti indistintamente gli abitanti del globo e che dimostra come tra partecipazione e cristianesimo vi sia un nesso inscindibile. Ecco perché in un senso del tutto nuovo ciascun uomo, indipendentemente dal sesso, razza, nazione o religione, non può non dirsi cristiano”.

E con questa conclusione positiva ho terminato questa parte, rimandando, per ogni ulteriore approfondimento, ai contenuti della proposta politica di Zampetti, a questa pagina del blog

Pier Luigi Zampetti

Leonardo Becchetti, economista

Anche per quanto riguarda il tuo amico e collega Leonardo Becchetti, del quale parlavo in apertura, ho più di una perplessità, vedi qui

Leonardo Becchetti e Avvenire: cronache economiche marziane

dove nel 2014, tra l’altro, egli si produceva in un ampio apprezzamento al Governo Renzi:

“La freschezza, l’ariosità e l’impostazione di questo governo lasciano prefigurare il potenziale di una visione non riduzionista della persona, dell’impresa e del valore proprio secondo i princìpi che la scuola dell’economia civile sta portando avanti da anni nella sua missione culturale”.

L’apprezzamento, già al tempo, era facilmente smentibile nelle premesse, poi regolarmente mantenute. Non c’era da vantarsi di avere la visione economico e politica in comune con Renzi. Peraltro, non contento, recentissimamente Becchetti, parlando del noto “Manifesto” di Politica Insieme del prodiano Stefano Zamagni, qui

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/un-manifesto-per-il-pensiero-forte, dice:

Stefano Zamagni, economista

“… «La nostra è una sfida in più» rispetto a Italia Viva, spiega l’economista Leonardo Becchetti (tra i promotori del soggetto). «Rispetto a Renzi – ragiona Becchetti – il Manifesto vuole dire che c’è bisogno di uno scatto, di un passo avanti ancora maggiore, sebbene il suo tentativo rappresenti una mossa in quella direzione ».

Cioè, si parla di Renzi, il demolitore delle basi antropologiche della nostra civiltà, il quale vantava nei termini di una grande conquista l’approvazione della legge Cirinnà, da lui entusiasticamente sostenuta, sulle unioni civili & omosessuali. Si vede che a Becchetti quello che ha fatto Renzi ancora non gli basta. Avvenire riporta fedelmente il concetto, senza chiosare. Ma ci siamo abituati.

Allora, caro Luigino, e idealmente mi rivolgo anche a Leonardo, la vostra responsabilità è grande. Avete delle persone che vi seguono. Tornate alla ragione. Quanto a noi, se non parlassimo, griderebbero le pietre.

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